ARTICOLO TECNOLOGIE GREEN testata

Il volto green delle tecnologie. Risparmi del 15% sull’energia

DIGITALIZZAZIONE E SOSTENIBILITÀ – La digitalizzazione fa rima anche con transizione ecologica. Le nuove tecnologie aiutano a ridurre l’impatto sull’ambiente rendendo più sostenibili le attività delle aziende. Investendo nel digitale si può migliorare l’efficienza energetica, incrementare il proprio valore sul mercato e favorire il processo di decarbonizzazione. Nicola Motta di Schneider Electric Italia: «Le tecnologie sono facilmente fruibili, non hanno costi elevatissimi e permettono di investire nel percorso di transizione a piccoli passi»
Digitalizzazione e sostenibilità, un binomio indissolubile per il nostro futuro. Le nuove tecnologie, con tutte le riflessioni legate alla cittadinanza digitale, alla telemedicina o alla digitalizzazione dei servizi pubblici, per citare solo alcuni esempi, hanno un impatto diretto e decisivo nella nostra sfera privata, ma non solo. I nuovi strumenti digitali rappresentano infatti la chiave di svolta per uno sviluppo più green
e sostenibile del nostro pianeta. Aziende e imprese, con investimenti specifici in digitalizzazione, possono infatti migliorare l’efficienza energetica, incrementare il proprio valore sul mercato, favorire il processo di decarbonizzazione e ottenere un significativo slancio nel mondo della finanza. Una crescita sostenibile fortemente voluta a livello internazionale, con l’ONU che nel 2015 ha fissato 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nell’Agenda 2030.
«Il tema della sostenibilità – spiega Nicola Motta, esperto in materia e responsabile per Schneider Electric Italia della proposta per la transizione digitale e sostenibile delle imprese – è partito qualche anno fa con slogan e proclami, ma ora è al centro del dibattito internazionale. Investire nei processi di digitalizzazione permette di ottenere diversi vantaggi. In primis, la possibilità di intervenire direttamente nel processo di produzione, scongiurando così importanti perdite economiche in caso di difficoltà. Si stima infatti che un’ora di fermo nel farmaceutico comporti la perdita di transazioni pari a milioni di euro di mancata produzione».
«Inoltre – prosegue l’esperto – le tecnologie consentono di gestire in tempo reale i rincari dei costi dell’energia, le variazioni di prezzo e di fornitura, permettendo all’azienda che misura la propria energia di ottenere un risparmio nell’ordine del 10-15%. Le tecnologie sono facilmente fruibili, non hanno costi elevatissimi e permettono di investire nel percorso di transizione a piccoli passi».

I contributi statali ed europei

Per quanto riguarda i contributi, a livello nazionale ci sono state diverse opportunità economiche per le aziende: dall’Industria 4.0 alla Transizione 4.0 e ora il PNRR, che ha proprio nella digitalizzazione e nella sostenibilità le sue parole chiave. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina infatti il 37% dei fondi alla transizione “green” e il 20% alla digitalizzazione attraverso i fondi europei NextGenerationEU, lo strumento temporaneo pensato per stimolare una «ripresa sostenibile, uniforme, inclusiva ed equa» dopo gli effetti devastanti della pandemia.
L’Europa, tramite la “Bussola per il Digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale”, ha inoltre fissato linee e obiettivi strategici ben precisi per la trasformazione digitale di tutto il continente, spiegando come le nuove tecnologie avranno un ruolo chiave per il futuro di molti settori. Tra questi l’agricoltura, in cui le soluzioni digitali potranno contribuire a ridurre le emissioni globali di gas a effetto serra e l’uso di
pesticidi
, o le costruzioni, dove il 70% dei dirigenti del settore edilizio – dati e informazioni complete disponibili su www.eur-lex.europa.eu, il portale che consente di indagate la legislazione dell’Unione Europea – ha citato le nuove tecnologie di produzione e la digitalizzazione come motori del cambiamento nel settore.

Strategia energetica di lungo periodo

Anche l’Italia, oltre a recepire queste indicazioni, ha adottato una propria strategia energetica di lungo periodo. Come riportato dal Rapporto 2022 dell’Osservatorio realizzato da “The European House – Ambrosetti” in collaborazione con Fondazione IBM Italia e Fondazione Eni Enrico Mattei, la generazione elettrica dovrà passare dai 288 TWh del 2018 ai 600-700 TWh entro il 2050, mentre quella prodotta da fonti rinnovabili dovrà passare da 117 TWh a 670 TWh, con la digitalizzazione che risulterà fondamentale per il raggiungimento di tali obiettivi.
«Lo scenario è sempre quindi più concreto – assicura Nicola Motta – con tantissime filiere che verranno toccate dal discorso sostenibilità e con le quali si deve intraprendere un dialogo personalizzato per capire dove e come investire. Rispetto al passato, il mondo della finanza guarda oggi con interesse e con favore verso quelle aziende che possono dimostrare in termini oggettivi, con processi digitali e con strumenti come la blockchain, il loro percorso di sostenibilità, con azioni e titoli che aumentano il valore della società stessa, innescando quindi una catena virtuosa non solo in termini produttivi, ma anche di posizionamento e di immagine a livello globale».
Le aziende che hanno attivato processi per la sostenibilità registrano un aumento di produttività
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Nicola Motta

Il piano di sostenibilità ambientale

Per iniziare questo processo, è necessario per un’impresa definire un piano di sostenibilità ambientale. «Questo è sicuramente il primo passo da compiere – precisa ancora Motta. Attraverso un’analisi media di otto settimane dei parametri aziendali, siamo in grado di definire strategie e azioni, tra le quali misure dirette alla decarbonizzazione, la priorità assoluta per la parte produttiva di una realtà industriale. Fatta questa analisi, si sceglie il percorso da seguire e gli strumenti tecnologici più adatti a coniugare crescita e sostenibilità. Le aziende che hanno investito in questo processo, secondo un nostro studio interno, hanno registrato un aumento di redditività». E un balzo in avanti nel mondo della “smart factory”, ovvero della “fabbrica intelligente” e di quel sistema di produzione digitalizzato e interconnesso che consente di efficientare i processi, i meccanismi di automazione e incrementare la collaborazione tra software e dipendenti, migliorando anche la gestione delle risorse e dell’energia. La Smart Factory è quindi l’emblema dell’Industria 4.0, che sta trasformando in modo significativo le aziende manifatturiere di tutto il mondo.
LAURA ARRIGHETTI

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